La prima volta che ho provato a toccarti era quasi notte. Ti parlai a lungo e ti vidi vacillare. Ti raccontai di me, delle mie ferite, dissi dei miei sogni, di quanta pelle fosse passata tra me e il mondo. Mi guardavi rapito e ogni parola era un pugno alla tua anima.
I minuti si fecero ore e non trattenni per me alcun segreto. Carne, occhi, bocca, mani, sangue, peli, gocce di sudore. Confessai ogni cosa e ti fece un brutto effetto perché l’intimità è una cosa dura da digerire.
Non c’erano secondi fini, erano solo parole ma tu ti sentivi sconfitto. Nessuna mai ti aveva messo così in pericolo. Vortice, dubbio, orrore, panico, rischio, pulsione.
Nessuno mi aveva detto di quanto fosse pericolosa la complicità. Brutti scherzi della mente che illude e delude senza lasciarti nessuna alternativa.