Prendi Teresa, la chiamerò così, che ho visto nascere e crescere in una famiglia che l’ha svezzata, coccolata, poi l’ha iscritta dalle suore e poi le ha preparato il corredo e lei tutta felice cresceva aspettando solo quel momento, il matrimonio, la maternità. E’ un caso, se vogliamo considerarla un’eccezione, ma questo le è successo.
Crescendo si allontana tanto dagli insegnamenti delle suore. Non si sente in colpa se si tocca, se fa sesso, se la dà la prima sera o al massimo alla seconda, se cambia piani e studia, non perché fosse necessario per il suo futuro ma perché s’è diplomata la cugina e ha la laurea pure la figlia di quella poveraccia della vicina e vuoi che mia figlia vada a nozze senza una bella laurea in tasca? E studiando e ri-studiando Teresa si accorge che il mondo è bello perché è vario ed è per questo che qualcuno dice che le donne non dovrebbero studiare, che mandarle all’università è come mandarle alla perdizione, perché “lì fanno le puttane e in paese sono sante” e lo so che a Bolzano questa storia non è più credibile, ma dalle mie parti, e forse anche altrove, ma non ci giurerei, questa è ancora vera attualità.