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Di ritorno dalla Padania

In Viaggio


Un’amica
ha votato per la lega. E’ siciliana. Me la ricordavo di sinistra. Ho bisogno di capire. Vesto i panni di una indagatrice dell’incubo e mi avventuro per la Padania.

Parto in treno, per gustarmi la differenza di un paese pieno di fratture via via che i chilometri scorrono.

Mi viene in mente la senatrice finocchiaro, candidata alla presidenza della regione Sicilia, sconfitta e “traditrice”, come dicono dalle mie parti. I candidati alla presidenza che perdono hanno diritto ad un posto nell’assemblea regionale siciliana. Lei non lo ha voluto. Ha
lasciato un posto vuoto
, che non si capisce come si possa colmare, e ha optato per il posto al senato. Era straniera prima di candidarsi e torna ad essere straniera ora.

Mi vengono in mente anche quelle 270.000 persone che ogni anno dal sud emigrano al nord per un lavoro che almeno arrivi a mille euro di stipendio. Troppo pochi per sopravvivere al nord. Se non fosse per i regali dei parenti non ci si paga neppure l’affitto. E’ una emigrazione assistita: dai genitori, dai nonni, dalla famiglia dalla quale, per un motivo o per un altro, non ci può mai affrancare.

Continued…

Posted in Scritti 2008.


Figlie di Antigone

Sto rileggendo il libro di Judith Butler “La rivendicazione di Antigone”. La Butler è una di quelle che sputa su Hegel e sente l’esigenza di recuperare la figura di Antigone reinterpretando le sue azioni che risultano essere una ispirazione attualissima per l’attivismo femminista di questi anni.

Antigone è una donna che sfida la legge patriarcale. Disobbedisce e rivendica la sua azione politica. Ribalta il senso della parola “politica” e sposta il confine entro il quale essa si esprime. Il personale diventa politico ed è in quel rapporto umano tra sé e le cose del mondo che Antigone stabilisce un rapporto di sangue con tutte le sorelle e i fratelli della terra intendendo essi soggetti per i quali vale sempre la pena sfidare l’autorità dello Stato.

Grazie ad Antigone possiamo mettere fortemente in dubbio le dinamiche del potere dei “padri” e possiamo dire che le donne che vogliono consegnare la propria esigenza espressiva a quel potere non rappresentano le proprie simili.
Non c’è rappresentanza per le donne che invece che sfidare il potere patriarcale accedono agli angoli, i ghetti, che esso a loro riserva.

La disobbedienza è totale, la sfida contro il potere dello Stato, che si identifica con le leggi del Padre, non ha alcuna mediazione.

Continued…

Posted in Critica femminista, Recensioni, Scritti 2010.