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Punk da una sterlina a foto

Prima metà anni ottanta. Peppino Impastato era morto da poco. Pippo Fava ancora no. Fare femminismo in Sicilia voleva dire essere considerata buttana o lesbica, con tutto quello che comportava. La droga ammazzava i compagni. Quelli intelligenti. I migliori, così si diceva.

In paese c’era una radio privata che si chiamava Radio XXX International. Si sentiva solo nel raggio di pochissimi chilometri. Poi c’era Radio Rose Rosse. Eravamo nel mezzo di una battaglia tra clan mafiosi senza eguali. I nuovi capi combattevano i vecchi. I proiettili beccavano chiunque.

A noi imponevano un coprifuoco. C’erano le stragi. Esplodevano aerei, persone, posti. Erano sempre incidenti. Bombe che passavano per caso.

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Posted in Racconti 2006, Racconti di movimento.

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Debito storico? No. Solo un po’ di etno/antropologia

In Sicilia, in ogni paese c’è uno scemo – ‘u babbu ro paisi[1] . In alcuni ce ne sono anche due o addirittura tre. La colpa è sempre stata delle madri. Qualunque fosse il difetto: genetico, fisico, estetico, il reclamo si porgeva sempre all’origine della fabbricazione. Spesso era motivo di abbandoni e separazioni. Spesso le donne venivano “schifiàte”[2] dai mariti e dalle loro famiglie. Le regole per avere un figlio sano venivano imposte da una mentalità abbastanza comune. Le donne durante la gravidanza:- dovevano mangiare qualunque cosa compresa nel loro campo visivo o di cui avessero la voglia;
– non dovevano vedere o fare cose che potevano causare loro spavento, paura (niente horror, thriller, gialli);
– non dovevano provare shock, emozioni forti;
– non dovevano essere coinvolte in litigi, discussioni;
– non dovevano fare troppi sforzi fisici, quindi niente sesso.

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Posted in Saggi, Scritti 2006.

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