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Sangue pazzo

Il sangue brucia. Ma non si spegne con l’acqua. Mi ha colorato i capelli di rosso e mi ha fatto la pelle debole al sole. Il sangue di Sicilia non finisce mai. Se non è abbastanza, arriva quello di riserva. Tenuto al fresco. In cantina. Tra le bottiglie di vino. Rosso pure quello.

Mia nonna ha attraversato un oceano di sangue. Lo sforzo era quello di una che remava. Invece vedeva solo le sue sorelle morire.La nave ne pretese cinque in tutto, a pagamento di un viaggio all’incontrario. Dal Brasile alla Sicilia. La terra asciutta chiedeva indietro i suoi figli.

Carmela era l’erba cattiva. Sopravviveva a tutto. Sangue pazzo. Così la chiamava suo padre. La voleva curare con le sanguisughe, ‘che le vene erano troppo piene. Per questo il rosso le uscì dalla testa.

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La clitoride, questa sconosciuta

Palermo. Famosa gelateria di Via Notarbartolo. Maria e Pina incontrano un amico. E’ un uomo moderno, di quelli aperti e pronti ad affrontare qualunque argomento. Ironizzano, ridono del più e del meno e finiscono per disquisire di orgasmi, masturbazione, clitoride. Lui si sente chiamato in causa e in presenza del gelataio, che attende la sua ordinazione, fa:

“Non so neanche da dove partire, sinceramente. Devo parlare di una persona che non conosco abbastanza…

Prima ne avevo solo sentito parlare. Ora mi rimane difficile trovarlo. A voi sembrerà facile perché ce l’avete. E’ vostro.

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