– Scritto nel 2008 –
C’era una volta una categoria di pensiero che vincolava le truppe ad un ruolo preciso, sotto una stessa bandiera e uno stesso credo politico. Era il tempo dei partiti di destra e sinistra con i simboli chiari, con parole d’ordine e inni che inequivocabilmente richiamavano ad una fedeltà assoluta. Questo stile veniva copiato anche nei movimenti che in quanto a rigidità non erano da meno e dunque si finiva per trincerarsi dietro barriere ancora più alte e spesse perchè se eri “compagn@” non dovevi parlare con i fasci, con gli sbirri, con i crumiri, con i venduti, ma neppure con quelli del sindacato, con i servi di partito, e se eri femminista e di sinistra non dovevi parlare con tutta questa gente e neppure con gli uomini, tant’e’ che vi furono quelle che diventarono lesbiche per scelta, al di la’ del fatto che la storia piacesse o meno.
Insomma ci si riduceva ad assemblee scarne nelle quali si finiva per scazzarsi tra pochi/e perchè alla fine quando si è in quattro, stanch* e irrigidit* da troppe catene identitarie si finisce per trovare il pelo nell’uovo anche nelle ragioni del tuo compagno o della tua compagna di percorso.
Era tutto un fatto di purezza, ma anche di coerenza, perchè si pensava che se stavi da una parte senza infognarti con l’altra il messaggio che ne usciva fuori era più forte, la verità che avevi da dire più incisiva. Era il bel tempo delle ideologie, delle identità forti.
Poi venne invece il tempo del post-ideologico, del post-identitario. I simboli finirono nel cesso e i partiti non ebbero più quella funzione di radicamento nei territori che gli consentiva di permeare gli strati sociali a seconda del proprio obiettivo e interesse. I sindacati smisero di fare il loro cattivo mestiere e tante femministe si fecero risucchiare all’interno dei contesti istituzionali nei quali, al di la’ del fatto che fossi lesbica o meno, sempre istituzionalizzata eri (per fortuna che le femministe ci sono sempre state e sono tornate visibili a partire da luoghi free).
Il valore rivoluzionario dell’abbattimento dei dogmi e di una nuova laicità del pensiero politico divenne qualcosa di disorientante e confusionario. Si volevano mantenere le truppe ben in fila ancorate alle nuove organizzazioni senza ideologie, bandiere e identità forti pro o contro un nemico qualunque.
Le stesse aree di svolgimento della attività politica si annacquarono. La sinistra cedette il passo ad un blando centro sinistra e la destra ad un confuso centro destra. Invece la laicità del pensiero non venne affatto favorita: come allentare la catena senza però scioglierla definitivamente. Tutt* ancora con lo stesso collare.
Una amica un bel giorno dichiarò che oltre al collo era possibile liberare anche il desiderio che fino ad allora era vincolato dalla fedeltà all’idea. Non le andava bene neppure la formula del sesso militante, per fare proselitismo e indottrinamento tra una pomiciata e una intensa copulazione. La prospettiva di una tessera strappata in fase orgasmica non le si addiceva e neppure quella di far ululare al partner che era per la pace nel mondo purchè lei non lo lasciasse a metà la faceva impazzire.
Sciolto il vincolo di coerenza della fica si ritrovò però a patire del moralismo delle compagne. Nel giro di pochi giorni la mandarono tutte a quel paese e lei si ritrovò in quel limbo stravagante che è destinato alle vie di mezzo. Non volevi proprio transitare ma ti è negato tornare indietro. Dunque devi restare a metà, nel bel mezzo del fiume, a trovare appigli di passaggio per evitare di franare con le cascate, fino a che non capisci che se poggi i piedi riesci a stare ritta senza l’aiuto di nessuno e puoi persino decidere di riposare su una riva o sull’altra a seconda di quello che ti piace.
Quello che avviene quando qualcun* per curiosità vuole dare un’occhiata dall’altra parte somiglia un po’ a certe scene dell’inquisizione. Si scatena la caccia all’eretic*, lo/a si sputtana nella libera piazza – anzi lo si consegna al pubblico ludibrio – e si chiede la sua testa, aspettando che rotoli sotto la ghigliottina della “verità assoluta”. Di quale verità parliamo non è dato saperlo perchè si tratta di una verità nata e pasciuta per “diritto naturale” senza possibilità di evoluzione e cambiamento, senza che si possa mai emendare con aggiornamenti sull’esistenza di cellule negli altri pianeti. Se uno dice “c’e’ vita su marte” già comincia il processo e a nessuno passa per la capa tosta di andare a dare un’occhiata su quel pianeta per vedere se la vita è effettivamente tale o se si tratta di un mollusco perso nel suo vagare nello spazio.
Insomma le ideologie erano finite, le bandiere non c’erano più ma ancora non si poteva scopare liberamente ne’ c’era licenza di esplorazione di altri pianeti.
La ragione pareva semplice. C’era chi aveva chiaro che le ideologie presumibilmente defunte fossero in realtà ancora in vita e anzi si erano attrezzate per permeare la società in maniera subdola, attraverso linguaggi e metodi diversi. C’era chi poi ricordava – parlando giusto di fascismo – che neppure la prima volta mostrò la sua atrocità con chiarezza, senza lasciare dubbi. Per ogni azione compiuta c’era sempre una giustificazione e ogni legge razziale aveva una ragione indotta che quasi diventava una richiesta del “po-po-lo”. Parevano tutte scelte di buon senso e gli unici che ne scorgevano la vera natura erano quelli che si ritrovavano a subirle.
Era difficile anche allora immaginare che ci fosse qualcuno che aveva una idea precisa di società e faceva di tutto per realizzarla. Proprio come adesso, seppur con mille altre complessità che non va bene trascurare.
Questa premessa per meglio ragionare su quello che sta succedendo in questo periodo con gli studenti. Sono tanti, di sinistra e destra. Solo che durante i cortei si dividono in chi inneggia al duce e negli altri che tirano su il pugno sinistro. Ci sono quelli che urlano slogan come fossero ultrà e altri che in maniera confusa alzano le braccia, entrambe per non sbagliare e non scontentare nessuno.
La destra dei cortei è quella di casapound, questa modalità fascista di fare occupazione e di essere controcorrente rispetto alla propria area politica – in nome di una cosiddetta unità generazionale che richiama al ricordo di Valle Giulia e che spesso si è esplicitata in forme di squadrismo solidale da “potere alla giovinezza” – con una adesione alle scelte di mussolini e una fascinazione verso forme di opposizione che sono proprie di chi fa fascismo di “utilità sociale“. Casa, lavoro, famiglia, eteronormatività ufficiale e omosessualità okay purchè al chiuso e lontano da altri occhi, diritto delle donne ad avere più sostegni nel fare figli e opposizione alla 194, dio in chiesa e in casa. Un po’ come quell* di fede cristiana però in modalità molto “contro“. Prima dei casapoundini c’erano i terzoposizionisti e gli antimperialisti che si mischiavano spesso ad ambienti di sinistra per la presunta vicinanza di contenuti.
Nelle occupazioni ci sono quelli di azione giovani che parlano con gli altri studenti in ragione degli obiettivi e l’obiettivo comune (?) ora è quello di far cancellare il decreto gelmini. Non vale richiamare gli studenti ad una fedeltà ideologica che non hanno più ne’ vale il disfattismo di chi denuncia la fine dell’antifascismo militante.
Varrebbe forse – dopo avere ancora attribuito responsabilità sdoganatrici alla sinistra e aver chiarito che non siamo in grado di fare i fascisti neanche per finta – una riflessione sul perchè noi antifascisti stiamo qui a crucciarci di questo fenomeno miscelato invece che imparare a contaminare luoghi al di la’ delle appartenenze e delle missioni identitarie.
Destra e sinistra esistono nei fatti e bisogna ragionarne in termini di obiettivi, progetti, prospettive, senza paraventi ideologici e senza estremizzazioni inutili. Perchè è perdente e alle persone non importa se sei di destra o di sinistra. Gli interessa di quello che mettono nelle tasche, di cosa hanno a tavola, di avere un tetto sulla testa e la possibilità di vivere meglio che possono.
Abbiamo tutt* un gran problema e una grande riflessione da fare. Non c’entra solo la fascistizzazione della società. Non c’entra neppure soltanto la spinta che viene da destra mentre offrono soluzioni fasciste, sessiste e razziste per risolvere una situazione economica senza toccare mai le aree di privilegio. C’entra invece il fatto che la nostra storia, quella della sinistra, va rianalizzata e rivista senza censure e senza paura di svelare i nostri segreti (leggasi: le nostre contraddizioni).
I movimenti studenteschi se non li cavalcasse la destra sarebbero cavalcati da sinistra. Da una parte e dall’altra ricaverebbero le stesse pressioni. Gli operai, i lavoratori subirebbero esattamente lo stesso trattamento. Studenti, lavoratori e chissàchealtro si sono un po’ stufati di essere sfriculiati per ragioni che neppure capiscono. Come quel gran film degli anni settanta (parte il toto titolo perchè non me lo ricordo) nel quale c’era una donna che viene adottata ora dai movimenti abortisti e ora da quelli antiabortisti. Entrambi gli offrono persino soldi perchè lei si immoli per la causa. Lei finisce per avere un aborto spontaneo, non lo dice a nessuno, prende i soldi di entrambe le parti e se ne va libera per la sua strada.
La destra ha capito tutto questo [“L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi
rivoluzionari e libertari per recuperarli e virarli verso l’autoritarismo”] e ha deciso di infiltrare/occupare luoghi che sembravano appannaggio della sinistra (mentre esaspera conflitti fuori). Il movimento studentesco è uno di questi posti che vogliono certamente portare in zone a loro più familiari. Perchè occuparlo significa starci dentro, poter avere voce in capitolo, avere potere di influenza e condizionamento e poter infine dirigere la crescita sociale e collettiva in direzioni che loro preferiscono.
Non sorprendiamoci se in futuro alla sapienza di roma il papa avrà un tappeto rosso a riceverlo. Non sorprendiamoci per i convegni organizzati nelle scuole dal movimento per la vita. Non sorprendiamoci se i fascisti imprimeranno il loro modo di vedere la società perchè noi, d’altronde, proviamo ad imprimere il nostro e al di là del fatto che siamo convinti che sia quello giusto si tratta pur sempre di una delle tante campane e non dell’unica possibile. Non sorprendiamoci perchè mentre dicevamo a tutt*, con l’indice inquisitorio puntato contro, che era un errore madornale camminare spalla a spalla con certa gente, quelli decidevano di optare per le direzioni che li facevano sentire un po’ più liberi di scegliere. Paradossalmente il nemico può apparire meno cagacazzo qualche volta, teniamone conto. Ricordiamoci anche che quando papà (come i babbi e le mamme dei movimenti che non vanno mai in pensione) ci diceva di non dare confidenza a qualche persona, noi inevitabilmente e per spirito di contraddizione finivamo persino per sposarcela. Dire ad una donna di non frequentare qualcuno – in sicilia – ha significato il dover avere a che fare con centinaia di fuitine dalle quali era veramente difficile tornare indietro. Non avere scelta obbliga sempre a fare una scelta, seppur sbagliata.
Perciò, sarebbe il caso forse di stare a sentire cos’hanno da dire le persone. Di creare una sorta di zona d’ascolto per quella parte sociale che si è stancata di essere strattonata a destra e a manca.
Le radicalità intese alla vecchia maniera non funzionano più. Bisogna ripensare la politica prima che la politica diventi solo un’ombra di se stessa in mano a personaggi indecisi e confusi come veltroni. O solo una finta espressione delle ideologie rispolverate in tempi di magra dai partiti che non vogliono perdere i voti dei vecchi elettori che mettono una croce sul simbolo in nome di una fedeltà acritica decennale.
Possiamo manifestare un’idea chiara senza stare alle pendici della montagna, su un versante o sull’altro. Se impariamo a scalarla abbiamo la possibilità di stare in cima. Quello dovrebbe essere forse l’obiettivo.
Sono di sinistra, sono antifascista e mi chiedo mille volte come possono gli studenti andare in corteo con quelli che passano il tempo a bruciare i campi rom e a parlare dei corpi femminili come di una loro esclusiva proprietà. Ma più che giudicarli mi serve capire perchè questa cosa accade, senza nascondermi dietro un giudizio che mi salva e mi assolve perchè giammai io farei una cosa del genere.
O se qualcuno ha le idee più chiare, per favore provi a spiegarmi, perchè da sola non lo capisco.