Alfonso in chat si faceva chiamare “meditabondo”. Mi piacque subìto. Aveva una risposta per ognuno e io, per lui, ero quella speciale. Non passò molto tempo che mi invitò a passare una serata insieme. Mi portò al centro sociale dove faceva un sacco di cose. Era davvero affascinante guardarlo mentre teneva lontani tutti quelli che davano fastidio. Un lavoro duro, di quelli che “bisogna crederci”. Così mi diceva, mentre continuava a esercitare il suo potere in quei tre metri quadri che spremevano uomini, cani, punkabbestia – che poi sembravano l’incrocio tra i primi due. Non capivo quel mondo, ma sentivo che grondava di una sua particolare coerenza.
Categorie
- Antiautoritarismo
- Antifascismo
- Comunicazione
- Critica femminista
- Cyberstalking
- Manifesti politici
- Materiali/Risorse
- Maternità
- Precarietà
- Racconti
- Racconti 2006
- Racconti 2007
- Racconti 2008
- Racconti 2009
- Racconti 2010
- Racconti 2011
- Racconti 2012
- Racconti di genere
- Racconti di movimento
- Racconti Editi
- Racconti palermitani
- Racconti Ultimati
- Recensioni
- Ricerche
- Ricerche 2006
- Ricerche 2008
- Ricerche 2009
- Ricerche 2010
- Saggi
- Satira
- Scritti 2006
- Scritti 2007
- Scritti 2008
- Scritti 2009
- Scritti 2010
- Scritti 2011
- Sesso racconti
- Sessualità
- Sex Work
- Storie di dipendenze
- Storie precarie
- Storie violente
- Violenza delle donne