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Racconti Palermitani

Tanto tempo fa, quando ancora pagavamo in lire, prima delle botte a Napoli e al G8 di Genova, prima che venissero giu’ le torri gemelle di New York, io scrivevo racconti che poi erano monologhi. Cose che si prestavano a letture a più voci durante serate, cene, notti intere trascorse al chiuso o all’aperto.

Io cantavo blues e il mio amico suonava la chitarra. Jazzavo con l’altro mio amico sassofonista. Facevo da vocalist in un altro gruppo dai suoni arabeggianti che presentava belle canzoni in siciliano. Tra una jam session e l’altra ci venivano battute spontanee che ho preso ad annotare. Diventarono anche quelle divertimento, spettacolo, cabaret, spunti per improvvisazioni che purtroppo non ho potuto registrare. Palermo ancora era amministrata dal centro sinistra che da un lato consentiva speculazioni edilizie sul centro storico e dall’altro ci faceva vedere gratis il Womad di Peter Gabriel e Pina Bausch. C’era la bella cultura di piazza che invadeva i quartieri e c’erano anche le ronde della polizia per perseguitare i ragazzi che si riunivano in un paio di posti ben conosciuti.

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Voce del verbo SiciliAre

(Pubblicati per le Edizioni della Battaglia)

Terra di Sicilia

E’ terra di Sicilia

quella che te la senti appiccicata addosso;

che impone l’espropriazione del corpo

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