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L’aggressività indiretta delle donne

Sto facendo una ricerca sul bullismo (altro che Bulli e Pupe, piuttosto Bulli e Bulle) al femminile, nel mondo reale e in quello virtuale, sull’aggressività indiretta, i pettegolezzi, le esclusioni, le diffamazioni e le morti sociali che ne derivano. Sto saccheggiando la mia vita (Oh, quel personale e politico!) per rintracciare esempi, esperienze dirette – subìte, praticate. Una chicca: sapete che per chi pratica le molestie la colpa è sempre di chi le subisce?

Poi, due dritte: esistono pochissime pagine nei testi sul bullismo (relegato alle fasi dell’età adolescenziale ed estensibile ad ogni momento dell’età adulta) riferite al femminile. Ma se ne parla, come fenomeno minore e – appunto – indiretto (mobbing, l’ignorare, l’evitare, il canzonare, il deridere; pochi scontri fisici e molte logoranti guerre di nervi).

Poi esistono molti testi (per fortuna la ricerca sul femminile ha varcato la soglia di questo tabù) che parlano di guerra all’ultimo sangue tra donne, di cattiveria al femminile, di invidia (avete mai visto una donna spr-u-zzare gioia per il successo, la realizzazione di un progetto, di una sua simile pretesa sorella? io raramente), di rivalità (perchè quando si tratta di una donna le nostre “opinioni” sono sempre acidule – o come disse divinamente un mio caro amico: “c’e’ dell’astio in te, mia cara!”), di competizione, di vendetta (perchè usiamo meno il corpo per aggredire ma sappiamo ferire mortalmente con una sola parola). Ne parlavo già e intendo continuare a parlarne. Al momento sto leggendo il libro “Donna contro Donna” di Phyllis Chesler. Davvero interessante.

Mi piacerebbe sapere della vostra esperienza. Se avete subìto da parte di altre donne o praticato forme di aggressività indiretta (non escludo gli altri generi dalla discussione perchè mi interessa sapere ogni punto di vista). Insomma ditemi, se vi piace. I commenti sono open e l’anonimato agevola – a chiunque sia ess* donna uomo ermafrodito – di certo svariate forme di aggressività indiretta. Se decidete di insultare – e che bellezza l’agio dell’insulto libero e la bizzarra empatia tra chi insulta e chi riceve l’insulto anche in forma anonima – almeno spiegate come mai usate l’insulto per attirare l’attenzione o provate a contestualizzare l’insulto.

*[Nota] Se avete dei link, suggerimenti su testi da leggere di qualunque tipo, anche di segno opposto , che parlino di questo. Video, storie scritte: sono gradit* pure quell*. Grazie! 🙂

Nota

* Ci sono donne che non riconoscono l’aggressività al femminile, che addebitano a chi dice di altre donne che non sono creature angelicate ma solo persone – e non per questo si accredita la versione diffusa della matrigna cattiva, delle sorelle streghe e delle cattivone da mandare al rogo – la responsabilità di favorire culture patriarcali. Ovviamente non sono d’accordo ma credo sia esattamente il contrario. Ne parleremo diffusamente appena avrò finito la ricerca e tra un capitolo e l’altro tenterò di riassumervi tutto ciò che ho letto e sto leggendo.

Altra Nota sul Bullismo (Male sociale. I bimbi nelle scuole apprendono fuori ad ogni livello quello che poi fanno. Gridare allo scandalo per la bullata a scuola e stare zitti su ogni forma di prevaricazione di stati, governi, eserciti etc etc è una enorme, infinita ipocrisia. Certo perpetrare la questione non è comunque bello. Ci vuole pochissimo a lamentare la tirannia dei potenti e a ricostruirla in mille altre forme e persino in luoghi insospettabili. Moralismo? No. Noia per la mancanza di originalità.)

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Alcune caratteristiche:

Il bisogno: una richiesta di attenzione e visibilità; un desiderio di prevalere;

L’intenzionalità: il comportamento è volto a creare un danno alla vittima;

Le diverse forme in cui si manifesta: può essere perpetrato mediante attacchi fisici, verbali e indiretti;

La sistematicità: il bullismo presenta caratteristiche di ripetitività e perseveranza nel tempo;

L’asimmetria di potere: forza contro debolezza, gruppo contro singolo, insicurezza aggressiva/attiva contro insicurezza passiva.

La cultura del silenzio: l’ethos deresponsabilizzante dei soggetti esterni.

La legittimazione del più forte: il potere del bullo o della bulla viene cioè rafforzato dal supporto degli aiutanti, dall’allineamento dei suoi sostenitori e dall’indifferenza di chi si tiene fuori dal problema e non fa niente per fermare le prepotenze che la vittima subisce.

Le figure esistenti sono:

Il bullo/La bulla

La vittima

Il bullo-vittima o vittima aggressiva

I soggetti di controllo o i soggetti esterni

fonte: “Il gioco crudele” (studi e ricerche sui correlati psicologici del bullismo) di Ada Fonzi

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“Diversi gli episodi di bullismo denunciato, prepotenze fisiche o verbali rivolte direttamente ed atteggiamenti di esclusione dal gruppo, dicerie o manipolazione dei rapporti di amicizia nella classe: ““Io penso che quando un tipo simpatico prende di mira un tipo tutti poi vanno lì e lo picchiano. Ma quando le donne decidono di escludere qualcuno è peggio, perché non la sfiorano fisicamente, ma non ti parlano e tu senti che parlano di te, ma loro fanno finta di niente, poi si inventano canzoni su di te e barzellette. In conclusione penso che sia peggio il bullismo femminile a quello maschile anche perché in quello maschile può intervenire qualcuno ma in quello femminile bisogna soffrire e accettarlo”.”

fonte: una ricerca di educazione&scuola

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Nota personale

Chiarisco che non mi piacciono le definizioni, perchè ritengo che servano a semplificare, banalizzare, censurare la lettura delle complessità. La mia ricerca infatti parte da sensazioni e rilettura di esperienze – mie e di altre – ma non va alla ricerca di modelli identificativi o di ragioni per attribuire colpe. Vuole essere una lettura laica dentro e fuori da me.

Rintracciare la complessità tra le ricerche fatte e il materiale disponibile è davvero una ardua impresa. Quindi tenendo ben presente l’obiettivo (quello descritto e il romanzo) mi servo delle definizioni come elemento non statico, in movimento, da inserire nel puzzle che sto tentando di ricostruire. Alla fine della mia ricerca forse queste definizioni non avranno più senso o magari nella mia testa saranno sostituite da casistiche che sanno meno di etichetta (come quelle che servono per segnalare alla società i cattivi) e più di analisi comprensiva di più e più cose.

Non basta più dire che le donne non fanno le guerre e che se capitasse loro di occupare posizioni di potere farebbero grandi cose. Le donne di potere che fanno schifezze non sono stupide, cieche o teleguidate. Non basta dire neppure che non sono violente perchè so di uomini mansueti picchiati dalle loro donne o di tanti figli picchiati dalle loro madri. O di donne che picchiano le loro compagne.

Non è un fatto raro (meno frequente, di sicuro). Solo non se ne parla o se ne parla come se si trattasse di anomalie. Non aiuta il negare di avere una responsabilità sociale. Non aiuta farlo ora, nel momento in cui – cioè – il medioevo ritorna attrezzatissimo e ci trova ancora sulla difensiva a sfuggire a responsabilità che riguardano noi e non l’altra più cattiva che però noi non frequentiamo, no no, assolutamente no.

Non mi basta neppure dire che le donne hanno introiettato modelli di comportamento al maschile. E’ spesso un alibi troppo semplice ed esclude forme di indagine necessarie. Val bene uccidere talvolta il nostro ego – cosa sacrosanta da fare almeno una volta al mese – e chi ci ama sa farlo condividendo la nostra ferita e coccolando la nostra imperfezione. Chi non ci ama ci mortifica e forse è questa la ragione per cui non dichiariamo di essere persone eppure esigiamo di venire riconosciute in quanto tali.

Il nostro lato oscuro però ha comunque bisogno di luce perchè siamo umane e abbiamo il diritto di mostrare, stigmatizzare cose, movimenti, motivi che rintracciamo altrove ma che se non risolviamo dentro di noi ci lasciano dissociate, mistificatrici, donne relegate al ruolo di vittime che per difendersi devono negare di avere qualche imperfezione o delle caratteristiche che nell’uomo verrebbero riconosciute come segni di maschia virilità (quanti dubbi… ma è una ricerca e quindi quello che dico per ora è privo di conclusione. solo ragionamenti condivisi).

Soprattutto, dico queste cose senza avere la pretesa di tracciare identikit universali e senza autoescludermi dal ragionamento, perchè non guardo dall’alto e non preferisco i saggi in cui del personale traspare solo un fatto: che chi scrive è “innocente”!

Note e interventi e commenti restano nel post: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2007/01/09/l-aggressivit-indiretta-delle-donne/

Posted in Ricerche, Ricerche 2006, Violenza delle donne.