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Punk da una sterlina a foto

Prima metà anni ottanta. Peppino Impastato era morto da poco. Pippo Fava ancora no. Fare femminismo in Sicilia voleva dire essere considerata buttana o lesbica, con tutto quello che comportava. La droga ammazzava i compagni. Quelli intelligenti. I migliori, così si diceva.

In paese c’era una radio privata che si chiamava Radio XXX International. Si sentiva solo nel raggio di pochissimi chilometri. Poi c’era Radio Rose Rosse. Eravamo nel mezzo di una battaglia tra clan mafiosi senza eguali. I nuovi capi combattevano i vecchi. I proiettili beccavano chiunque.

A noi imponevano un coprifuoco. C’erano le stragi. Esplodevano aerei, persone, posti. Erano sempre incidenti. Bombe che passavano per caso.

Ogni tanto arrivava uno delle comunità hippy che pensava di salvarci con le chiappe al vento e le storie dell’amore libero. Poi ci venivano a trovare quelli on the road e pure sentivamo parlare di gente con i capelli a cresta verde o rossa. Qualcuno voleva fare come loro. Suonare come loro. Sembrava tutto così meraviglioso.

Loro parevano degli angeli ribelli. Combattere la mafia con una caccola sparata in pieno viso. Bella storia. Con i loro capelli colorati vennero pure nel mio paese. La voce girò in un attimo: “Minchia, in piazza ci sono quelli con i capelli strani!”. Mio padre non voleva farmi uscire. Ero già abbastanza buttana senza avere contatti con “quelli lì”. Sfuggii al suo controllo. Li vidi e ascoltai.

Non ci capivo niente, ma mi sembravano così belli. Avevo diciassette anni e mio padre, quando rientrai a casa, mi picchiò a sangue. Mia madre continuava a dirmi: “Ma che ci sei andata a fare. Non potevi evitare?”. A pochi chilometri c’erano i missili. C’erano anche i campeggi con tante persone che venivano da lontano. Aria pura. I punk a Comiso erano tanti.

Si sono presi le legnate della polizia. A modo loro hanno combattuto contro i padrini alleati agli americani e gli americani alleati ai padrini. Hanno fatto quello che hanno potuto fare. Io buscai altre legnate. Non dalla polizia. Di nuovo da mio padre. Non perchè avevo partecipato alla manifestazione.

Perchè mi aveva riaccompagnato a casa un amico. Poco tempo dopo andai a Londra. Rividi quelli con i capelli colorati. Sorrisi. Ero felice. Aria pura, di nuovo. Uno di loro si avvicina e mi fa: “Se ci dai una sterlina, ti facciamo fare una foto!”.

 

Le cronache da vicino dei punx a Comiso:

Costretti a sanguinare – splendido romanzo di Marco Philopat sul punk 1977/1984

Cito dal capitolo: la guerra di Comiso – ossa rotte e vegetarianesimo.

“…dopo un altro chilometro senza ombra – nè di alberi nè di anarchici – siamo costretti a mendicare in stato confusionale da insolazione un goccio d’acqua in una casupola – dove un contadino che non conosce una parola d’italiano ci crede americani – un fatto che ci fa riflettere sul senso della vita…”

Posted in Racconti 2006, Racconti di movimento.

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