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Contro la sottomissione

Quante volte vi siete sentite dire di “calmare i bollenti spiriti”, togliervi i “grilli per la testa”, “abbassare la cresta”?

Quante volte avete trovato un uomo che apostrofava negativamente il vostro sguardo diretto, le vostre parole chiare, il vostro portamento sicuro?

Le donne nascono per camminare e correre, spesso camminano prestissimo, erette, fiere, per raggiungere le loro prime mete.

Non passa molto tempo da allora che già qualcuno corregge quella posa perchè le donne piacciono ricurve, sottomesse.

Secoli di educazione sessista hanno deciso che le donne dovevano innanzitutto imparare “l’umiltà” e nel gergo misogino “umiltà” sta per sottomissione.

C’era l’insegnamento arrogante, quello che intimava alle donne di abbassare gli occhi, di non parlare mai senza aver ricevuto espresso invito a farlo, di non rivolgersi in quel tono o in quell’altro al padre padrone. La fierezza veniva “corretta” a suon di schiaffi e le donne, in quei momenti di resistenza pubblica e privata, ogni volta che rifiutavano di muovere un passo, che mordevano le labbra per non piangere, che trattenevano le urla e sopportavano il dolore di frustate e percosse, e restavano dritte, orgogliose, autonome fino alla fine, sapendo che ogni gesto di autonomia costava anni di prigionia, violenze corporali, lo stupro, finanche la morte, si liberavano sempre un po’ di più perchè la loro spinta era verso la libertà.

Meglio morte che sottomesse, devono aver pensato le tante protagoniste di una infinita resistenza quotidiana.

C’è poi l’insegnamento viscido, insinuante, ambiguo, subliminale. Quello che si serve della lusinga, che si complimenta per il candore e la purezza, per la “femminilità” e il “decoro”, per la parlata da “femmina gentile” e il passo da damina ottocentesca.

Ed è l’insegnamento che vi dice che “l’amore è dono e sacrificio”. Che la vostra gloria sta nel “far felice il mondo”. Che il vostro obiettivo primario deve essere la “rinuncia”.

Non ve l’hanno mai detto? Ma si, ne siamo certe: “una donna è felice se fa felice il suo uomo”. Della vostra felicità chi se ne importa.

C’è l’insegnamento psichiatrico che vive per addomesticare le adolescenti irriverenti che lo sguardo fiero ce l’hanno ancora. Non hanno già vissuto esperienze così gravi da piegarle, spezzarle, romperle e togliere dai loro occhi quella luce vivace e sicura con la quale potrebbero sfidare il mondo.

Ci sono interi clan di gentaglia a demonizzare le bimbe che masticano gomma e quelle che si rifanno di tatuaggi e pearcing. Quelle che fanno le linguacce e quelle che non aspettano il cavaliere per farsi salvare e si salvano da sole.

Le bimbe agli adulti piacciono mansuete, con la divisa della scuola che fa tanto manga giapponese e con il viso senza trucco perchè siano appetibili ai pedofili.

C’è l’insegnamento scientifico che tratta le donne come scarafaggi e le definisce a seconda dell’umore di quello o del tal altro luminare della scienza al servizio della misoginia. Sono loro che schiacciano le donne a ruoli che chiamano “naturali” e che invece stabiliscono un ordine diverso chiamato patriarcale.

Le donne “nascono per piacere e sottomettersi”. Le donne “nascono per piacere e fare felici gli uomini”. E’ questo l’insegnamento impartito alle geishe.

La realtà è un’altra.

Ci sono donne che combattono guerre solitarie, una accanto all’altra, casa dopo casa, senza che si siano incontrate mai.

Basterebbe che allungassero una mano, che la parete fosse trasparente e saprebbero di essere tante e di non essere sole.

Ci sono donne che non possono osare, mantenere un tono deciso, sicuro e se lo fanno vengono punite, picchiate, ammansite.

Bisogna proprio che impariate a guardarle le donne che vi passano accanto per leggere nei loro occhi l’infelicità.

Quante sono quelle di cui direste che sono davvero felici, serene, che si reggono in piedi perchè ne hanno voglia e non perchè lo considerano un dovere?

Quante sono le donne delle quali non riuscite ad incontrare lo sguardo, che si considerano perdute, affrante, fallite e provano vergogna perchè non hanno la forza di reagire, perchè hanno paura, perchè il ricatto psicologico che toglie loro il respiro le sfinisce e le lascia sole, senza forza nè autostima.

Quante sono le donne delle quali vi interessa sapere tutto, che riuscite a cogliere con uno sguardo, che capite ben oltre la loro rabbia e la loro frustrazione.

Quante volte vi è capitato di guardare una donna timida, che non riesce neppure a contare su se stessa per poterle dire:

che le torture che le donne subiscono piegherebbero il soldato più addestrato;

che non c’è da vergognarsi per aver scelto di sopravvivere ogni volta che siete di fronte ad un ricatto e a milioni di violenze fisiche;

che la prima cosa da fare è imparare a volersi bene;

la seconda è correggere la postura: state dritte, sorelle, con il vostro sguardo da cassandre che è in grado di svelare il mondo intero;

la terza è farsi tornare la voglia di dire quello che si pensa, senza aver paura di sbagliare perchè tutto quello che passa sotto la vostra pelle è cosa di cui avete la perfetta percezione. Descriverla sarà un attimo;

la quarta è imparare che la lotta, la resistenza, è per voi fonte primaria di autostima. Se combattete vi vorrete bene. Se vi lascerete piegare vi sentirete perse.

Ne avete passate tante, cosa volete che possa farvi paura?

Ci sarà sempre qualcuno che tenterà di farvi cadere, che godrà nel vedere la vostra schiena curva, che vorrà addomesticarvi a suon di schiaffi.

Al primo schiaffo voi vacillerete. Al secondo schiaffo probabilmente cadrete. Ma al terzo schiaffo voi vi sarete già rialzate e urlerete con quanto fiato avete in gola.

La vostra voce lo spaventerà. I vostri occhi gli faranno paura. Perchè non c’è nessuno che sia più determinato di una donna offesa.

Infine, se vorrete, gli restituirete lo schiaffo. Perchè le donne sono nate per esistere e non per farsi martoriare da un branco di codardi.

Su le spalle. Su la testa.

Smettete di saziare questi immondi feticisti del pianto, che scoprite sovente a farsi seghe sulle vostre prove di sottomissione, che dopo ogni sessione di legnate vengono a chiedervi perdono e vi scopano perchè i vostri lividi li eccitano.

Riconsegnate la medaglia della donna sottomessa e, finalmente, disobbedite. E se con argomenti un po’ più colti vi tratteranno da eretiche, significa che avete trasgredito ad un ordine imposto. Perchè di sicuro non c’è senso alcuno a chiedervi di essere forti e sicure nell’affrontare il mondo e spezzate quando tornate a casa. Non c’è nessuno che può chiedervi di affrontare la vita, il lavoro, le ingiustizie sociali con più forza se siete educate alla rassegnazione e alla sconfitta nel luogo in cui vivete.

Disobbedite, dunque. Sempre. Ovunque. Fuori e dentro casa.

Sarà allora che vi accorgerete di quanto sia bello respirare!

Posted in Racconti 2010, Storie violente.