Minuzza, la chiamavano, da Filomena. L’hanno seppellita ieri e per disgrazia è finita nel casciolo vicino a quello dell’odiato marito.
La sua vita me l’ha raccontata la nipote, una vecchia compagna di scuola, di quelle che sono rimaste in paese a farsi la famiglia mentre le altre dopo il diploma sono andate tutte all’università.
Minuzza faceva collezione di parole, come io faccio collezione delle storie delle donne, perché era convinta che conoscerne centomila era meglio che conoscerne cento.
Suo marito invece ne conosceva poche e quando Minuzza ne pronunciò una più del necessario le mostrò di cosa era fatto l’odio.
Perciò lei segnò in un quaderno le frasi che poteva dire senza conseguenze e custodì in testa tutte le parole pericolose.