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Voglio archiviare il femminismo della differenza

E dopo questo per quello che mi riguarda la Muraro è archiviata per sempre.

Me la sono letta, studiata. L’ho ascoltata, ho fatto anche la mia brava puntata di pellegrinaggio per seminari e conferenze per partecipare a quella strana religione chiamata “femminismo della differenza” e via via comprendevo che quel femminismo non mi ha mai rappresentato se non nelle punte di acume dalle quali puoi fare partire altre analisi che si sostanziano in altre differenze.

Il mondo diviso tra maschio e femmina è n-o-i-o-s-o. La donna intrappolata in quel se’ biologico e partoriente dal quale fa dipendere l’intero mondo è per me una bestemmia.

La Muraro sembra avere mille problemi. A Firenze una volta si lasciò andare in un delirio mistico alla ricerca di un dio di non so quale specie. A Bologna ce l’aveva con la tecnologia e dato che la platea era piena di donne della mia generazione tutte quante a turno abbiamo chiesto se non fosse perchè lei, alla sua tenera età, di tecnologia non capisse una mazza. Una ebbe l’ardire di tirare su un braccio e fare una domanda. Le chiese perchè le madri non si decidono ad andare in pensione e a lasciare che le figlie possano camminare dei loro passi. La Muraro disse qualcosa che ci fece incazzare moltissimo. Una cosa della serie: sono le figlie a dover rispettare le madri o giù di lì.

Poi smisi i pellegrinaggi, le processioni in ginocchio sulle pietre lastricate di sangue, i ceri accesi la domenica a santificare le mummie e pazzamente formulai il mio primo pensiero autonomo che partiva da un “io queer” e si completava con un “post-coloniale cyberanarcofemminista sicula”.

Mi ero laureata nell’accademia di quelle che non avrebbero mai goduto del riconoscimento delle madri superiori del femminismo italiano e così cominciai a distinguere.

E anche voi, parlo con giornaliste e giornalisti, ma basta intervistare le ottantenni per dimostrare cos’è il femminismo italiano. Stiamo parlando di pensionate benestanti. Di donne che hanno goduto di momenti di gloria ma che non hanno mai neppure concepito l’idea che una trans potesse essere una donna con la quale loro DEVONO avere a che fare. Stiamo parlando di donne che con la precarietà della mia generazione e quella delle migranti delle quali forse si servono come badanti non sanno niente.

Questa inutile schematizzazione, le donne che ce l’hanno eccellente. Ma dove, come, quando? Ma le ha viste le donne ministre? Ma lo sa che le donne non sono tutte uguali? Ma lo sa che le “pari opportunità” sono gestite dalla carfagna che dice più o meno le stesse cose che dice lei?

Questa differenza che sembra misurata su un’unica differenza: la sua. E le altre differenze? Mutilate perchè non c’hanno l’io femminino di cui si parla nei suoi libri? E che cos’è questo io femminino? Cioè, veramente, dove si trova? Ce l’ho sotto l’ascella o a bordo gluteo?

Ma certo che siamo tutte diverse e nella diversità la distinzione, quel tu e io, maschio femmina, ricorda più una distorsione bipolare che non una identificazione reale del sè. Si chiama schizofrenia filosofica e ci/mi discrimina.

Vada in giro a fare le code per un posto di lavoro, vada un po’ muraro e poi ci dica dove sono le pari opportunità e se non sono necessarie. Vada a vedere lo scempio causato proprio dalla filosofia della differenza, quella che ci ha condannate a restare in casa perchè a noi ci piace tanto fare figli e allattarli con la tetta fino al ventesimo anno e partorirli al naturale tra geishe del femminismo che ti parlano di cose femministe mentre tu c’hai le doglie femministe che ti DEVI vivere al NATURALE proprio come vuole la binetti e la roccella. Vada a vedere come si è ridotta la politica dei tempi, quella della “conciliazione” e della flessibilità che proprio le ministre seguaci della filosofia della differenza hanno voluto e ancora vogliono facendomi credere che quelle come me DEVONO preferire la flessibilità e il part time perchè io sono DIFFERENTE e FELICE (capito? e se non lo sei ‘sti cazzi…) di essere madre. La stessa cosa dicono quelle di casapound.

Non so se è chiaro: io, in nome della mia diversità, voglio un lavoro a tempo pieno, voglio contratti sicuri, voglio seguire una idea di sorellanza che non mi condanna ad essere schiava del mercato economico liberista.

Questo è quello che avete fatto voi della differenza. Avete affossato la rivoluzione degli anni precedenti, ci avete detto che non dobbiamo imitare gli uomini, come se qualcuno ci avesse mai permesso di dimenticare, e non lo vogliamo fare di sicuro, che abbiamo le mestruazioni ogni mese e che quelle mestruazioni ci costano sangue che scorre a fiumi da ogni altro pezzo del nostro corpo. Dobbiamo essere orgogliose di non essere come gli uomini e dunque ma si, lasciamogli fare quello che cazzo vogliono, lasciamogli i posti di lavoro, a noi il part time basta e poi neppure quello, ma quant’è bello l’interinale, eh muraro?

Ci sono cresciuta con tutte queste balle che leggevo sull’unità e poi su altri bei giornali di sinistra che sdoganavano liberismo e ci massacravano le ovaie e ovaie lo posso dire perchè la mia “differenza” è diventata una condanna proprio grazie a quelle che volevano eleggerla a culto, il dogma obbligato, quello delle orfane che volevano riscoprire le madri imponendole a noi. Imponendosi a noi.

Proprio no e se mi date corda sono un fiume in piena perchè ne ho abbastanza di leggere queste stronzate e ne ho abbastanza di leggere di donne silenziose e di quelle che c’hanno la fissa del corpo delle donne come se quando regalo un braccio alla fabbrichetta che neppure mi paga l’infortunio sul lavoro il mio corpo fosse meno sfruttato. Ne ho abbastanza di questa ipocrisia, del moralismo, delle comari a sorvegliare l’altezza delle minigonne e mi spoglio ora e qui e per sempre. Nuda. Libera.

E alla prossima che mi dice che devo essere più “delicata” nell’esposizione del mio penZiero suggerisco di leggere certa opera femminista e vedrà come è facile crocifiggere le donne, tutte le donne, con parole quiete e “pacate”.

Non so voi ma io mi schiodo dalla croce e vado a farmi un sigaro cubano e se non è abbastanza da donna della “differenza”… ma chi se ne fotte!

—>>>Foto da Riot Clit Shave

Posted in Critica femminista, Scritti 2010.


One Response

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  1. vvv says

    il link è rotto.