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Vittimizzazione dei soggetti e controllo sociale

[Foto di Claudia Pajewski]

Era uno scritto del novembre 2009 che raccontava cos’era ed è FaS. Perché certe elaborazioni vengono da lontano.

Noi scriviamo post che vengono fuori dalla rabbia di ciascuna di noi. Leggiamo una notizia e la commentiamo. Una lettura diversa aiuta noi e contemporaneamente chi ci legge a vedere le cose
da un’altra prospettiva. Nel tempo ci siamo rese conto che non è una cosa per nulla scontata ed è molto ma molto utile.

Altri post sono racconti di fatti privati, storie nostre o che ci vengono affidate e che chi ha la tastiera più agile rende fruibile per tutt*. L’intento è sempre quello di condividere esperienze e saperi.

Ci sono post che vengono fuori dalla nostra militanza, partecipazione diretta, costruzione di eventi e osservazione diretta di quello che vediamo e viviamo.

Altri sono di analisi sulla comunicazione, cosa alla quale teniamo molto. Non si tratta soltanto di guardare le pubblicità, la televisione o i giornali per rintracciare sessismo ma per vedere come la comunicazione viene usata per fare marketing in senso generale. Attraverso i media si vendono corpi e assieme a quelli si vendono idee,
culture predominanti, razzismi, fascismi, in una constante prassi di coercizione che gira e gira arriva sempre più o meno allo stesso punto. E qui andiamo all’altra nostra “cattiva abitudine”.

Ci piace fare ricerche, singolarmente e collettivamente, e condividerle. Discussioni in divenire per analizzare un po’ più approfonditamente quello che succede.

Le ricerche si servono delle vostre segnalazioni, di proposte e spunti, mettono assieme tanti pezzi di un puzzle che tenta di arrivare ad una conclusione senza tuttavia concludere alcunchè. La ricerca resta sempre
e solo ricerca e dunque quello che riusciamo a capire oggi può essere migliorato, integrato, forse persino cambiato domani.

Per esempio
alcune tra noi hanno voglia di approfondire il modo in cui si muove la società e la comunicazione, l’informazione che nelle cose della società incide fortemente.

In questo periodo tutto si muove su due canali precisi: la criminalizzazione o la vittimizzazione dei soggetti.


Parlo di trans, gay, donne, disoccupati, antirazzisti, antifascisti, compagni e compagne che dissentono ed esprimono dissenso.

Al di la’
di quello che succede a che serve criminalizzare qualcun@? E a che serve vittimizzare qualcun@?

Per esempio: a che serve dire che le donne sono tra le più depresse e che fanno un uso massiccio di psicofarmaci?

E qui siamo alla patologizzazione.

Non è nulla di diverso di quanto ha già detto mille volte foucault in “sorvegliare e punire” o nei suoi testi sulla psichiatrizzazione della società.

Una persona puoi criminalizzarla, ovvero impedirle di agire i conflitti e di partecipare alla gestione della società che dovrebbe essere plurale e non autoritaria.

Puoi vittimizzarla, descriverla come bisognosa di protezione e dunque invocare sicurezza in nome di quella dove la sicurezza sta per controllo dei territori e di quegli stessi soggetti.

Oppure puoi patologizzarla. Questo in genere avviene con quei soggetti che non è semplice criminalizzare ma vuoi comunque toglierteli di torno.

Se una donna vive con disagio le mille forme di prevaricazione cui è soggetta. Se non le piace il ruolo che le è stato imposto, se tutto attorno a lei la spinge a normalizzarsi e adeguarsi alle decisioni che altri hanno preso al posto suo, perchè non farla sentire in colpa, perchè non indurla a pensare che tutto dipende da una patologia?

Non stai male perchè sei disoccupata ma perchè non sei positiva e perchè il tuo modo di prendere la vita è sbagliato. Tu sei sbagliata, non il sistema economico che ti riduce a pietire in condizioni di totale dipendenza economica. Perciò ti becchi un farmaco e tutte le conseguenze che ne deriveranno.

Oppure: non stai male perchè tuo marito è uno stronzo e la famiglia ti sta stretta. Stai male perchè non sei in grado di apprezzare le gioie semplici, la bellezza della vita, la solidità della famiglia, la meraviglia della maternità.

Patologizzare
e psichiatrizzare i soggetti equivale a neutralizzarli.

Un altro metodo di vittimizzazione dei soggetti strumentalizzabili a fini autoritari è quello usato per esempio nel caso di stefano cucchi e di un altro detenuto morto per anoressia. Se ci fate caso non hanno smesso di parlare di detenuti ma continuano a farlo, ovvero a vittimizzare questi soggetti, mirando a qualcosa di specifico. Non si parla di botte della polizia o dei carcerieri. Si parla di mancata assistenza, mancata alimentazione e idratazione in ospedale. Per cucchi i medici hanno detto che è quella la causa di morte e ora rafforzano queste argomentazioni.

Qual è la cosa alla quale il centro destra tiene di più – a parte impedire che la ru486 venga resa disponibile nei nostri ospedali ovviamente – ? Il testamento biologico e la norma sulla idratazione e l’alimentazione forzata. Di cosa stanno discutendo adesso? Di come obbligare detenuti che rifiutano di bere e mangiare ad idratarsi ed alimentarsi. Che significa obbligare qualcun@ a fare questo? Non riconoscergli libertà di scelta, autodeterminazione, diritto di gestione del proprio corpo. E che vuol dire non riconoscere libertà di scelta alle persone? Significa patologizzarle, ritenere che chiunque faccia una scelta del genere non ci sta con la testa e dunque sentirsi legittimati ad intervenire in senso coercitivo. Si torna alla camicia di forza, agli psicofarmaci e all’elettroshock come auspicato da medici psichiatri riuniti qualche tempo fa a roma in congresso mentre discutevano di disturbi dell’alimentazione.

C’è poi la questione della paura. Se terrorizzi la gente ricavi due risultati in un colpo solo. Criminalizzi quelli di cui ti vuoi liberare e controlli gli altri che hai vittimizzato. Così è successo con gli stranieri a proposito di donne e così più o meno funziona ogni shock strategy o strategia della tensione. Io butto una bomba tra la folla e ho creato un nemico terrorista che identifico nel signor XY del quale volevo liberarmi e anche una componente sociale profondamente impaurita che smetterà di rompere i coglioni e le ovaie (per par condicio) e si affiderà totalmente a me che giuro di garantire sicurezza, a costo di arrestare il primo venditore ambulante di passaggio e costruirgli un passato di frequentatore dei corsi dei seguaci di quel brand che è al qaeda. Teoria complottista, lo capisco, ma che viene fuori dopo anni ed anni di stragi fasciste impunite e coperte dal segreto di stato.

Ecco. Di questo abbiamo parlato fino ad ora. Che altro c’è da aggiungere?

Posted in Antiautoritarismo, Scritti 2009.

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