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La trombatrice precaria e le ronde (in incognito) per la sicurezza

Per le altre disavventure della Trombatrice Precaria cliccate su SessoRacconti:

La trombatrice precaria è in piena attività. Per ora deve vivere e poi farà una sintesi. Può pure essere che tira fuori una trilogia. A grande richiesta possiamo però anticipare degli aggiornamenti:

C’e’ stato un militare che non le è piaciuto. Fu crudelmente archiviato. Ci fu una discussione abbastanza impegnativa tra lei e il pene di lui. Si, perché la nostra T.P. (trombatrice precaria) ha preso l’abitudine di parlare con i diretti interessati invece che interloquire per interposta persona.

Lo decise dopo che il militare al primo platonico appuntamento (qualche bacio intenso con sfregamenti senza importanza) le disse: “gli uomini si sa, sono istintivi. Invece le donne sono sentimentali… hanno bisogno della storia… ma io non ti vorrei illudere.”

E lei: “ma io non sono illusa e non ho bisogno di nessuna storia. Dici che allora non sono abbastanza donna? Volendo, giusto per lasciarti sereno, puoi anche pensare che faccio parte della razza dei carciofi. Non importa. Basta che trombiamo!”

Un giorno, dopo una corsa a fine lavoro, fece la spesa, prese i figli, chiamò l’amica a fare da baby sitter e si preparò per uscire con il gendarme. Non le era particolarmente simpatica la divisa ma in questi casi l’ideologia non conta. L’importante è quagliare.

Si incontrarono a metà strada. Lei parcheggiò la macchina e montò sul sedile di quella del soldato. Non ci furono tante parole. Era necessario fare una verifica. Una specie di sopralluogo. Mentre lui guidava lei gli slacciò la cinta e i pantaloni e fece un lungo discorso al principale invitato della festa. Sembrava una carota che aveva passato troppo tempo in frigorifero. Rattrappita.

Con un po’ di gentilezza l’ospite si fece coraggio e concesse udienza alla nostra T.P. Lei chiarì che non voleva proposte di matrimonio, non le interessava se lui era ancorato in un legame con un’altra, non voleva sapere niente di lui, nessun particolare. Tipo quante pipì al giorno o quante grattate di palle. Proprio niente. Voleva un “incontro immorale” e basta. Gli disse ancora che non c’era niente da spiegare e se per caso gli veniva voglia di lapidarla perché le sembrava troppo sfacciata allora doveva dimostrare di saper afferrare una pietra con il prepuzio o poteva risucchiarla e risputarla dall’uretra. Tutto fuorché usare le mani che risultavano intruse in quella situazione.


Il soldato guardava divertito e nel frattempo si eccitava. Era questo che principalmente le era piaciuto di lui. Sembrava bello fresco e disponibile, non una cima ma nemmeno come quelle palle d’uomo che vogliono una spiegazione filosofica per tutto e nel frattempo ti fanno deprimere anche le palle delle ginocchia. All’improvviso il suo pene diventò una specie di santa maria. Una caravella senza la nina e la pinta. Una barca perfettamente curva che tendeva verso l’alto.

Lei gli chiese se i soldati all’alba facevano fare esercizi ginnici anche a quel muscolo. Lui le rispose di no e accostò la macchina in un angolo buio di un quartiere periferico della città.

“ma sei sicuro che va bene restare qui?”
“si, di che ti preoccupi. Sei con un tutore dell’ordine. Non ti può succedere niente.”
“guarda che non ero preoccupata per quello. Ti sei messo nel parcheggio di un condominio abitato…”
“si ma mi conoscono…”
“ti conoscono? Ti affittano il parcheggio a ore? E se scendono le dame di carità e quelli che prendono a mazzate gli stranieri?”
“no, non pago niente. Loro sanno che fino a che ci sono qua io si sentono tutti sicuri. E poi di che ti preoccupi? Tu non sei straniera…”
“no, fammi capire. Loro ti permettono di venire a trombare qui perché li fai sentire più sicuri e poi fanno un bordello della madonna se vedono stranieri, prostitute e trans appartarsi senza dare fastidio?”
“che c’entra. Quelli portano delinquenza”
“ah si? E tu che porti? Scusa, ma questi qui non erano quelli che dicevano che i loro bambini non potevano rischiare di affacciarsi al balcone per vedere qualcuna che fa un pompino ad un cliente?”
“si si, ma con me si sentono al sicuro. Da un po’ di tempo abbiamo cominciato a venire qui la sera…”
“ah, siete tanti e lo fate volontariamente…”
“si capisce. Fuori dall’orario di lavoro”
“ah però! Che grande senso del dovere… quindi questo posto ora è diventato la centrale delle vostre scopate extraconiugali? E siete in incognito? In questo consistono le ronde?”
“…”
“no… perché, mi veniva in mente che se una delle vostre mogli vi cerca può andare sul sicuro. Qua trova tutto il branco.”
“le nostre mogli non vengono in questi quartieri…”
“ah. Quindi ci portate solo le amanti di passaggio…”
“si vabbe’, ma perché ti da fastidio? Se vuoi ti porto da un’altra parte…”
“no no, va bene. Anzi mi incuriosisce molto… senti ma perché il tuo bastone della speranza è curvato all’insu?”
“induratio penis plastica”
“e che è?”
“una malattia che non è molto conosciuta…”
“ma è contagiosa?”
“no no, e comunque ho il preservativo.”

L’avventura
con il pene alla francese durò poco. La macchina non era l’ideale per riuscire a realizzare un incastro senza fare danni. La nostra trombatrice non poteva sedersi su di lui perché il pene puntava verso il militaresco ombelico. Non poteva neppure lasciarsi afferrare in altri modi perché quel bastoncino ricurvo entrava e usciva in libertà senza indovinare mai l’angolazione giusta. Nostra signora della tromba avrebbe dovuto avere almeno un’altra decina di buchi piazzati in zone veramente indegne.

Come fu e come non fu il militare venne, fece di tutto per procurare piacere anche a lei, mani, gomiti, piedi, ogni elemento aveva la sua parte e lei accettava tutto, senza domande. In certe situazioni basta il pensiero. In quella particolare serata invece col pensiero la T.P. non ci faceva niente. Quindi sarebbe arrivata alla fine della storia con ogni arto o muscolo necessario.

Lui teneva particolarmente che lei urlasse:

“ma sei sicuro? e i picciriddi che dormono?”

“no non ti preoccupare…”

“qua ti conoscono!” – lei concluse la frase.

Poi fu per lui il momento di scendere dalla macchina per aggiustarsi pantaloni, scarpe e tutto. Contemporaneamente anche altri, apparsi all’improvviso dal nulla, fecero la stessa mossa e fu un lieto scambiarsi di occhiate, risatine, battute. E’ bello quando si può constatare come il pubblico in certi casi migliori le prestazioni. L’orgasmo urlato di nostra signora della tromba era dimostrativo dell’efficienza del cavaliere. Ottimo lavoro, soldato. Riposo, soldato, riposo.

Dalla macchina la T.P. immaginò le espressioni compiaciute e i gesti della mano, quel roteare in senso orario dell’avambraccio per dire che la scopata era stata grandiosa. Un raduno di tori che applicavano quel finto senso dell’onore così fastidioso… ma si, lo sapete. Quando fanno finta di avere rispetto, ti sottraggono agli sguardi curiosi degli altri ma di nascosto si scambiano gesti per dire che “l’esproprio di chiavata” (non se lo vivono mai come una cosa partecipata. devono essere convinti di aver piantato una bandierina altrimenti non gli si rizza) è andato okay e che loro hanno fatto centro.

Oppure quando ti portano a fine serata a prendere il cornetto dove ci sono tutti i colleghi. La sfilata ovviamente ti spetta di diritto solo se sei abbastanza guardabile da essere portata a trofeo. Andare due volte di seguito nello stesso bar con due uomini diversi già ti rende un poco troia e se i due uomini fanno parte della stessa caserma allora sei veramente finita. Puoi cambiare bar, pasticceria e strada o puoi fregartene e andare avanti per la tua strada.

Quando il soldato dal pene curvo tornò in macchina la T.P. gli chiese se anche i suoi amici avevano la induratio penis plastica.

“e che ne so…” – fu la sua risposta.
“boh, pensavo che visto che siete così in confidenza che a momenti vi scambiate le amanti forse vi conoscete intimamente…”
“non lo devi proprio pensare.” – disse accigliato e aggiunse con fare da piacione rassicurante

– “e poi tu sei qua con me e io non ti voglio dividere con nessuno.”
“uh che gentile! Una trombata esclusiva con voyeur e incitamento di gruppo.”

“quando ci rivediamo?”

“quando dividerai gli incassi dello spettacolo con me. se mi assumi come co-protagonista invece che come comparsa….”

Conclusione dell’inchiesta di pelo: alcuni militari raccontano ai colleghi molte stronzate. Non condividono affatto le debolezze e i disagi della loro vita sessuale. Tengono alto lo spirito di corpo e lo applicano con perfetta logica di branco.

Un anticipo sulle prossime puntate:

Nostra Signora della Tromba è già in trattative con altri due meravigliosi giovanotti. Entrambi sulla trentina. Uno megghiu dell’altro. Non sa dove si deve “spartere” (spartire, dividere) prima. Sono meravigliosi, adoranti e pieni di foga. Un prìu!

Breve report: fino ad ora si è fatta qualche pomiciata in macchina, ma presto andrà sul pesante. Roba hard insomma. Non vede l’ora.

Uno le ha chiesto di andare a “cena” e l’altro di fare “la doccia” insieme. Vedrà di tenere separati i due momenti altrimenti rischia la congestione. Il bagno dopo cena non si fa, giusto?

Posted in Racconti 2009, Satira, Sesso racconti.

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