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Lei, che ascolta la vita

Carmen ha le palpebre che la proteggono dal mondo. Abbassa le tende sugli occhi e la trovi seduta davanti alla porta a registrare ogni rumore.

Lei dice che la vita non si vede. La vita si ascolta e si sente con il cuore. Perché è fatta di rumori e sensazioni. I colori sono solo un abbellimento. Perfino i gesti possono tradire. Ma il tono di una voce, quella no che non tradisce.

Mi sono chiesta cosa avrebbero fatto tutti i paranoici lombrosiani se avessero avuto di fronte questa donna minuta, con un nome che il padre le ha dato per amore dell’opera, la sua espressione piena di segreti, e le palpebre calate sul mondo.

La vita si sente perché anche quando la vuoi vedere, quella si nasconde.

E’ capitato che il tempo mi abbia dato tempo e l’ho usato per sedermi sul marciapiede, vicino alla sedia di Carmen. La prima volta l’ho interrogata a lungo. Volevo conoscere il motivo del suo silenzio e lei me l’ha raccontato in poche frasi. Quelle essenziali.

Mio marito è morto… i miei figli abitano lontano… mia figlia è impegnata a odiarmi… nella vita ho visto troppo… ho sentito troppo rumore… e non mi è servito a niente.

Poi ha voluto sapere di me e io le ho detto che sono una cantastorie, una narratrice, mi occupo di storie delle donne perché bisogna lasciarle in eredità e qualcuna deve essere in grado di custodirle e raccontarle ancora.

Infine è venuto il silenzio. Ho chiuso gli occhi. Ho trattenuto il respiro. Ho cominciato a sentire il mondo così come lo sentiva Carmen. Ed era vero. Tutto appariva diverso.

Che senti Carmen? Sento una bambina che piange. E perché piange, Carmen? Perché c’è suo padre che le vieta di giocare vicino alla televisione. E che fastidio le da? Non lo so, ma per lui è più importante la televisione che la sua bambina.

Che ascolti Carmen? Ascolto la signora Giovanna che litiga. Con chi litiga, Carmen? Sta litigando con suo marito. E perché litiga con il marito? Perché lui dice che lei gli nasconde i soldi. E perché li nasconde? Perché lui se li beve e la famiglia senza quei soldi non mangia.

Che senti Carmen? Sento Gaetano. E che dice Gaetano? Sta dicendo alla moglie che deve andare ad accudire sua madre malata. E lei non ci vuole andare? No. E perché? Perché la suocera neppure la voleva come nuora e l’ha sempre trattata male. E ora il marito pretende che lei la assista? Si. E perché non lo fa lui? Perché dice che è un compito che spetta alle femmine.

Che ascolti Carmen? Sento la macchina di Antonio che si parcheggia sotto la casa della sua ex fidanzata. E che fa sotto quella casa? Comincia a bussare forte per farsi aprire. E lei non gli vuole aprire? No. E alla fine che succede? Che se lo vengono a prendere i carabinieri come l’altra volta.

Che senti Carmen? Sento Sebastiano che si lamenta per il mal di schiena. E con chi si lamenta? Con la moglie che non ci può fare niente. Perché non può farci niente? Perché piange e si dispera, certe volte vorrebbe morire per non fare rompere la schiena al marito. Ma perché vorrebbe morire? Perché è paralizzata e suo marito non vuole che si occupi di lei nessuno a parte lui.

Resisto a occhi chiusi per un ora. Poi li riapro e tutto quello che ho condiviso con Carmen non c’è più. Vedo una strada deserta, un uomo che si agita sotto un portone, una bambina che gioca apparentemente contenta sul balcone, una donna che sbatte il portone di casa sua e sale in macchina, un’altra donna che nervosamente pulisce la veranda, un uomo che fuma una sigaretta appoggiato al davanzale della finestra.

Tutto normale. Tante storie che non mi ero curata di conoscere a fondo. Così come non ho mai conosciuto la storia di Carmen che certi idioti della zona prendono in giro perché “dorme sempre”.

Carmen ha perso due figli in un incidente d’auto. Erano ubriachi fradici. Con loro in macchina c’era una ragazzina che avevano preso in discoteca. Morta anche lei. L’hanno trovata quasi senza vestiti. Con tanti lividi precedenti all’incidente. Uno dei due fratelli la stava stuprando mentre l’altro, distratto nella guida, probabilmente lo incitava. Suo marito a Carmen non ha perdonato di non averli sorvegliati abbastanza, perchè se capita qualcosa ai figli è sempre colpa della madre. Dell’assenza del padre nessuno si chiede niente. La figlia non le ha perdonato di averle imposto un lutto che è durato per anni. Lungo tanto quanto è servito a ricordare quei due sciagurati e quella bambina che se fosse stata figlia sua le avrebbe voluto tanto bene. Così Carmen ha elaborato questa sua teoria. Perché la vita non si vede. Si sente. E se lei avesse sentito forse sarebbe riuscita ad impedire ai suoi figli di morire in quel modo. Gli avrebbe impedito anche di considerare le bambine come pezzi di carne senza anima.

Ora ho imparato. Nessuna distrazione. Ho sentito la vita di Carmen ed è stato doloroso, perchè per raccogliere il dolore altrui bisogna sopravvivere al proprio dolore. Perchè per sentire la vita degli altri devi prima aver avuto il coraggio di sentire la tua. Palpebre chiuse. Perchè se della vita vedi sono l’apparenza, senza sentirne il dolore, senza empatia, senza l’abilità di attraversare gli inferni altrui dopo essere sopravvissuta al tuo, non stai guardando la vita.

Forse… è solo quella scatola vuota che conosci con il nome di “televisione”…

Posted in Racconti 2010, Racconti palermitani.